Crotaphitus collaris scheda di gestione
Detta anche lucertola dal collare è un rettile, nello specifico un sauro diurno endemico dell’America Sud Occidentale e del Messico Settentrionale
La lucertola dal collare Crotaphytus collaris Say, 1823, è un sauro appartenente alla famiglia
Crotaphytidae.
Stato di conservazione: Rischio di estinzione MINIMO.
Le così dette lucertole dal collare, del genere Crotaphytus, sono tra le più colorate del Nord America, il loro nome deriva dalle due bande nere presenti sul collo quasi a formare un vero collare.
L'areale di questa specie comprende gli Stati Uniti sud-occidentali (Utah, Colorado, Kansas, Missouri, Arizona, Nuovo Messico, Texas, Oklahoma e Arkansas) e il Messico settentrionale (Sonora, Zacatecas e San Luis Potosi).
Ogni esemplare del genere Crotaphytus possiede questo collare, variando solo per forma e dimensione.
Questi sauri sono anche caratterizzati da una testa piuttosto piccola e pronunciata e un collo ed una coda abbastanza sottili.
Molte sono le varietà o per meglio dire “locality”, ovvero il luogo, paese, stato, areale di provenienza caratterizza il loro aspetto. Si possono suddividere in due principali gruppi: Collaris e Insularis.
Le denominate Collaris hanno il muso e la coda più tondi e i maschi presentano una bellissima colorazione verde-blu. Entrambe i sessi hanno la lingua di colore nero che usano come difesa quando spalancano la bocca.
Le Insularis hanno la testa e il muso più affilato e affusolato, con la coda a forma di cuneo. A differenza dei cugini Collaris non hanno la lingua nera e i maschi non presentano una colorazione brillante, hanno solo delle macchie inguinali colorate.
Degli studi sulla loro evoluzione lascia pensare che la categoria degli Insularis abbia mantenuto la colorazione base e primitiva della specie, mentre i Collaris si siano evoluti e modificati in basa all’areale ove si sono stabiliti.
Scoperte e descritte per la prima volta nel 1823 come Agama Collaris, nel 1842 vengono collocate nel genere Crotaphytus. Nel 1989 entrambe le specie sono collocate nella famiglia delle iguane Crotaphytidae. Con la scoperta di nuove specie, i nomi scientifici delle lucertole dal collare sono cambiati molte volte, attualmente sono state suddivise in sette-otto specie.
Descrizione.
Il Crotaphytus collaris è un rettile che raggiungere, dalla punta del muso alla punta della coda i 35cm di lunghezza. Il maschio con i sui 33-35cm spicca a confronto della femmina, con i suoi 28-30cm di lunghezza.
Come sopra citato un fattore caratteristico di questa specie è la sua livrea, caratterizzata da alcune bande nere lungo il collo, queste hanno conferito il nome all'animale. Se si escludono queste bande, la colorazione è perlopiù azzurra, negli esemplari adulti, mentre negli esemplari più giovani la colorazione tende ad essere più verde-azzurra. Puntini bianchi sparsi lungo l'intero dorso e le zampe di colore bianco grigio arricchiscono la livrea, così come le fasce gialle sulla schiena, zampe e testa.
Provengono da un territorio molto caldo, con rocce e sassi, amano il caldo e il sole, però una particolarità della loro livrea li caratterizza, il ventre cosi come la parte sotto delle zampe sono di colore chiaro quasi bianco, poiché questo colore chiaro garantisca alla pelle di assorbire un quantitativo di calore minore cosi da non lesionare o ferire l’animale quando è a contatto con il suolo caldo, o il sole rimbalza sulle rocce calde.
Le femmine di Crotaphytus collaris presentano una colorazione meno accesa rispetto a quella dei maschi, essi sono più brillante durante il corso dei tutto l’anno, mentre le femmine cambiano colore e livrea in base alla ustione riproduttiva. Degno di nota è il fatto che queste, durante la stagione riproduttiva sfoggino un collare rosso/arancio cosi da far capire ai maschi che sono pronte per la riproduzione, mentre durante la gravidanza, hanno una colorazione rosso accesa cosi da comunicarlo hai maschi, che quindi cercheranno un'altra compagna.
Questo sauro presenta degli arti anteriori a cinque dita, corte e dotate di unghie molto piccole ma forti, queste servono per arrampicarsi su sassi, tronchi e arbusti e per una manovra in corsa veloce, si perchè sono dei corridori nati. Le loro zampe posteriori invece sono sempre munite di cinque dita e una di queste è molto lunga, con questi arti posteriori hanno la possibilità di saltare ed arrampicarsi in maniera agile sulle superfici e oggetti ma anche di raggiungere i 20 km/h si avete letto bene sono delle piccole schegge. La loro velocità li rende degli ottimi cacciatori e delle difficili prede.
Una coda lunghissima, a che cosa serve? Si pensa sempre che la coda nei sauri non servi a nulla e che sia fatta solo per estetica, immaginatevi un Collaris o una Pogona senza coda…. Perderebbe tutto il suo fascino, invece ha la sua utilità e il suo perchè. La coda per i Collaris è un vero e proprio quinto arto, viene usato per mantenere l’equilibrio durante gli appostamenti di caccia, come timone e peso durante la corsa, come esca durante la caccia, si una tecnica che hanno di caccia per attirare piccoli roditori e vertebrati è quella di muovere la punta della cosa come se fosse un piccolo verme ed attirare la preda, preda che cadrà nella loro trappola. Non solo, la coda serve anche per monitorare e assorbire più calore sia dal suolo quando si sdraiano che dal dorso, direttamente a contatto con il sole.
Coda che se dovesse subire un danno o amputata non crescerebbe più.
Abbiamo già parlato della loro colorazione, colorazione che caratterizza il nome della specie e di questo fantastico rettile, anche la testa in alcune località diventa molto gialla, intensa e con un blu quasi surreale. Sono scelti come rettile non solo per la loro curiosità, velocità e vivacità, soprattutto per la loro colorazione.
La loro lingua è appiccicosa, prestata una sorta di colla sulla parte grossa che serve per afferrare le prede e non lasciarle scappare, la fila di denti farà il resto del lavoro. Sono molto voraci come rettile, si nutrono di continuo creando rincorrendo ogni cosa si muova nel terrario.
La loro vita media è di 5/8 anni.
Alle prime luci del giorno il nostro Crotaphytus collaris si posiziona sotto la lampada riscaldante o al sole per riscaldare il proprio corpo, preparando per la giornata di caccia che lo attende, si perchè il secondo pensiero è quello di alimentarsi, molto veloce e scaltro con un ottima vista riesce a stare piccoli insetti dai loro nascondigli e anche a catturarne alcuno che volano a mezz’aria grazie alla coda che bilancia i salti e la corsa, coda che di rado viene lasciata cade con autotomia e che non ricrescerà più.
Una volta completato il pasto iniziale torna a crogiolarsi al sole e al caldo della nostra lampada riscaldante, appoggiando il ventre alla superficie calda per facilitare la digestione. Ogni tanto non disdegna anche un goccio di acqua, acqua che si raccoglie come rugiada o da sporadiche piogge.
Sono animali molto curiosi e attenti a ciò che capita loro attorno e che se minacciati o infastiditi posso contraccambiare attaccando e mordendo, sanno come difendersi.
Vivono molto bene in coppia o in trio, due femmine e un maschio, purché il terrario sia abbastanza grande per ospitarli e che il cibo non scarseggi mai.
Quando sopraggiunge la sera e le temperature e la luce cominciano ad abbassarsi cerca un rifugio tra rocce e sabbia, terra e si prepara per la notte, arricciando la coda accanto al corpo per proteggersi, chiudendo gli occhi e dormendo serenamente.
SOTTOSPECIE.
Attualmente, secondo la tassonomia più accettata, la lucertola dal collare (Crotaphytus collaris) ha diverse sottospecie. Tuttavia, è importante notare che la classificazione tassonomica può variare in base agli studiosi e alle ricerche più recenti. Le sottospecie conosciute includono:
1. Crotaphytus collaris auriceps - Lucertola dal collare del Texas
2. Crotaphytus collaris baileyi - Lucertola dal collare del Messico settentrionale
3. Crotaphytus collaris collaris - Lucertola dal collare orientale
4. Crotaphytus collaris fuscus - Lucertola dal collare dell'Arizona
5. Crotaphytus collaris melanomaculatus - Lucertola dal collare dell'Arkansas
6. Crotaphytus collaris nebrius - Lucertola dal collare del Nevada
7. Crotaphytus collaris reticulatus - Lucertola dal collare del Nuovo Messico
8. Crotaphytus collaris septentrionalis - Lucertola dal collare del Colorado
Queste sottospecie possono presentare differenze morfologiche e di habitat che le distinguono tra loro. Tuttavia, è importante notare che la classificazione delle sottospecie può essere soggetta a revisioni in base alle nuove ricerche e alle analisi genetiche.
TERRARIO.
Il terrario per ospitare una coppia di questa specie deve essere ben costruito e ben allestito, non solo in termini di luci e calore ma acce in termini di arredamento.
Per allevarli e gestirli al meglio avremo bisogno di un terrario in legno da 120cm di lunghezza 50/60cm di profondità e 50/80 cm di altezza, per la mia coppia io stò utilizzando un terrario da 120x60x55.
Per ospitare più esemplari come un trio avremo bisogno di un terrario più grande 150x60x80 o più grande.
Come allestimento dovremo costruire una sorta di zona desertica con rami, tronchi, pezzi di legno, rocce e sassi. Non devono mai mancare dei ripari, anfratti o grotte dove possano andare a ripararsi durante la notte.
Sviluppando anche in vertice il nostro terrario con rami e sassi andremo sfruttare tutta l’altezza del nostro terrario e daremo molto più spazio di manovra ai nostri esemplari che come sopra citato non stanno fermi un secondo.
Tutto ciò che collochiamo all’interno del nostro terrario dovrà essere sicuro e bene ancorato, anche se serve fissato con delle viti o altro, cosi da non causare una caduta accidentale, essendo sempre in movimento è un attimo che facciano cadere un tronco o sasso e che magari ci finiscano sotto schiacciati o che si inostrino una zampa o la coda. Sapere il tutte queste cose vi aiuterà a non commettere errori ed a evitare di far ferirei inutilmente i vostri esemplari.
Da evitare anche rami con punte o speroni fini che potrebbero ferire e o parti che si possono staccare in maniera facile, piante finte solo dure nulla di morbido o deperibile. Se utilizzare delle decorazioni in plastica o vetroresina assicuratevi che resistano alle alte temperature e che non siano colorare con un colore non resistente a temperature elevate.
Come fondo del terrario ante schede consigliato o indicano come scelta la sabbia fine o sabbia argillosa, sassi di fiume o sabbia compatta. Dopo innumerevoli ricerche e consulenze o deciso che per i miei esemplari non metterò nulla come fondo. Mi spiego meglio, ho deciso di non collocare nulla, nessun tipo di fondo, lasciando il legno del terrario come fondo. Oltre che a dare un design più pulito e continuo dell’intero allestimento resta anche molto facile da pulire e disinfettare. Oltre ad avere tanti animali da seguire, ho notato che i collaris sporcano molto di frequente anche 2/3 volte al giorno e per mantenere un terrario sempre ben pulito e disinfettato occorre pulire il fondo di frequente, un substrato granuloso sarebbe da cambiare di frequente, oltre che ad un costo economico anche di spreco e inquinamento anche il tempo impiegato per la pulizia aumenterebbe. Mi trovo molto bene con la mia scopina rossa e la paletta, tutti i giorni a volte anche due volte, passo a rassettare il fondo del terrario, spostano poco le decorazioni e infastidendo anche meno gli occupanti del terrario. Si certo poi una volta al mese tolgo il tutto anche i due matti e disinfetto l’intero terrario con acqua e amuchina, una passata di spugna e un asciugatura veloce e il gioco e fatto.
A parte tutto o deciso di non mettere un fondo al terrario, perchè confrontandomi con allevatori più esperti anche loro mi hanno sconsigliato di mettere un fondo granuloso per evitare ingestioni volontarie e involontarie ed evitare blocchi intestinali e magari anche morti inutili.
Un fondo che posso ritenere valido sulla carta, è ancora da testare, è il fondo in cemento, una semplice colata di cemento all’interno del terrario darebbe un aspetto più naturalistico al tutto e lo renderebbe allo stesso tempo facile da pulire e da rassettare. Oltre ai benefici sul riscaldamento e la termoregolazione degli esemplari nel terrario.
Passiamo al riscaldamento e all’illuminazione del terrario. Come detto sopra sono endemici degli Stati Uniti occidentali e del Messico, territorio molto secco e anche molto caldo, con tanto sole e alti livelli di UVB.
Quindi le nostre luci dovranno ricreare questo tipo di condizioni, caldo e tanta luce e UVB, quali sono le soluzioni migliori? Ce ne è una sola.
Come fonte di calore e bascking per il mio terrario utilizzo una lampada riscaldante HID da 35W che riscalda ed emana anche raggi UVB, il 36% per l’esattezza, è una buona cosa sapere che che cosa sono gli UVB e in che percentuale una lampada ne eroga e a che distanza, lo trovate in un altro articolo qui sul sito.
Lampada che accendo per 12 ore durante l’estate e la primavera, mentre durante l’autunno per 10 ore e se serve 8 ore durante l’inverno. Lampada che funge da riscaldante principale, riscalda la parte calda del terrario e crea la zona bascking, zona che andremo a creare noi con rami, rocce e pietre direttamente sotto la lampada. Per questo vi consiglio di mettere più livelli, cosi da realizzare più zone e avere temperare diverse. La zona calda, zona termica e zona fredda si creeranno da sole, grazie alla fonte di calore, al terrario in legno e alle prese di aerazione create in modo corretto.
Prese d’aria in alto dalla zona calda per convogliare il caldo ad uscire dal terrario e prese d’aria in basso per convogliare l’aria nuova e fresca all’interno del terrario. Così facendo avremo sempre un corretto ricircolo di aria senza disperdere troppo calore e consumare energia in eccesso, soprattutto garantendo ai nostri animali la temperatura corretta in ogni parte del terrario.
Piante finte e decorazioni viarie, tante volte ci verrebbe voglia di introdurre di tutto nel terrario del decorarlo abbellirlo come piace a noi, questo però non è quasi mai possibile e anche in questo caso cè da ponderare bene che cosa inserire. Possiamo inserire delle piante finte come fiori del deserto, piccole piante grasse o arbusti sempre tutti finti e di plastica o di tela. Escludo quasi a priori di inserire piante vere, per quelle il terrario dovrebbe essere in versione zoo enorme ed avere un atmosfera sua con umidità fonti di acqua vento e cambio di temperatura cosa che in un terrario casalingo è impossibile contando anche il fatto che servirebbe un bel drenaggio per far defluire l’acqua nel sottosuolo e d evitare muffe , parassiti o deterioramento non desiderato. L’allestimento finto di piante ed arbusti in questo caso andrà benissimo.
Stando sempre attenti ad non esagerare con il riempimento del terrario, le rocce saranno la nostra base per costruire il tutto, possiamo fissare tra di loro con del cemento con della colla per piastrelle o semplicemente con del silicone, cercando di fa asciugare per bene tutto il componente e le rocce prima di poggiarle all’interno del terrario. Rocce, tufo, pietre e sassi, rami e tronchi possiamo usare anche quelli pervenuti all’esterno? Direi di si purché ben lavati e trattati. La pulizia accurata prima di utilizzarle è la cosa fondamentale, acqua calda o un idropulitrice ci aiuterà nel lavoro grossolano a togliere le parti di sporco e detriti mentre acqua bollente poi in forno ci aiuterà a sterilizzare il tutto, qualche ora di asciugatura e il geco è fatto. Questo procedimento lo possiamo fare anche una volta ogni tanto per disinfettare a dovere tutte le decorazioni del nostro terrario. ATTENZIONE non inserite oggetti di plastica nel forno!! E per le decorazioni in legno massimo 180° per non più di 15 minuti.
TEMPERATURE.
Le temperature giocano un ruolo fondamentale per questa specie, i Crotaphitus collaris sono come già detto in precedenza sauri desertici e provenienti da un areale molto caldo e secco, il caldo il sole e la luce ne fanno da padrone.
La zona basking che sarà caratterizzata dalla nostra lampada riscaldante e dalle nostre decorazioni dovrà essere ad un temperatura compresa tra i 36°-38° mentre la zona limitrofa, la zona calda non dovrà scendere sotto i 33°-35° e nella parte fredda dovremmo avere una temperatura di circa 28°-32°. Mentre durante la notte possiamo portare il terrario ad un temperatura ambientale di circa 20°-22°.
Zona basking 36°-38°
Zona calda 33°-35°
Zona fredda 28°-32°
Temperatura notturna 20°-22°
Se, dico solo se, qualora la temperatura durante la notte dovesse scendere sotto i 20° sarà opportuno installare un ulteriore portalampada con emettitore in ceramica e collegata ad un termostato, anche analogico ed impostarlo alla temperatura minima di 20°.
La fonte di calore primaria, quella che utilizziamo per riscaldare il nostro terrario, durante il giorno non, ripeto NON deve essere collegata a nessun termostato, l’accendi e spegni della luce potrebbe arrecare stress al nostro esemplare, oltre a non creare una zona calda uniforme e graduata come dovrebbe essere, serve invece collegare la luce riscaldante, spot o HID e neon UVB ad un timer per gestire accensione spegnimento in modo automatico. Solo qualora installassimo la luce notturna allora la dovremo controllare con un termostato, solo in questo caso.
Utilizzando una luce spot NON HID ma solo con lo spot possiamo collegarlo ad un dimmer cosi da modificare e regolare l’intensità di corrente, di calore che essa emana. Così da variare la temperatura che essa eroga.
Sul mio canale YouTube cè un video dedicato a questo prodotto.
Un altro oggetto indispensabile è il termometro a sonda, ce ne servirebbero 2, uno che monitora la parte cada e uno che monitora la parte fredda. Grazie a questi sapremo sempre in tempo reale la temperatura nelle due zone più importanti del terrario. La sonda che monitora la parte calda andrà posizionata come prima cosa direttamente sotto la lampada riscaldante e sul primo appoggio, l’appoggio più vicino alla lampada raggiungibile dal nostro esemplare. Possiamo spostarla in un secondo momento per monitorare la zona calda. Nella zona fredda sarà sufficiente posizionare la sonda la centro della zona e sollevata da terra cosi da controllare la temperatura dell’aria che il nostro rettile percepisce.
Non utilizziamo, tappetini, cavetti, rocce riscaldanti per scaldare i nostri esemplari, sono fonti di calore che per loro possono essere innaturali e a volte anche arrecare danni seri ai nostri animali,
Ricordiamoci sempre che in natura il caldo viene dell’alto e riscalda tal terreno, il suolo, le rocce.
La lampada riscaldante ricopre un ruolo fondamentale in questo terrario, diciamo che per un terrario di medie dimensioni 120x60x55.
Utilizzando una semplice alogena o al neodimio, dovrebbe bastare un wattaggio da 35w, se cosi non fosse possiamo optare per una 50w o 75w e giocare con il dimmer trovando il giusto approccio tra wattaggio e altezza della zona basking. Sono anche lampade che lavorano molto, 12 ore al giorno, teniamone sempre almeno una di scorta in casa. Hanno un costo contenuto e sono reperibili sul mio store online e in negozio.
Se vogliamo utilizzare invece una lampada più completa e professionale possiamo utilizzare una lampada HID, io ho deciso di utilizzare questa tipologia di lampada, per la precisone una 35w, collegata ad un reattore da 35w, si serve un reattore per farla funzionare, loro non possono essere dimmerate, non può essere cambiata la loro intensità, si brucerebbe in pochissimo tempo, qui dobbiamo giocare sui livelli e distanza tra roccia, ramo e lampada, ci tornerà utilissimo il nostro termometro a sonda.
Sono lampade complete, erogano: calore, luce e raggi UV-B al 36% molto importanti per i nostri sauri.
Da quello che stò vedendo io una 35w durante l’inverno con temperatura media di stanza di 20° porta la temperatura di 42°circa sul mio punto più alto a circa 20 cm dalla luce, mentre a terra sul fondo del terrario circa 33°-35°. Cosa voglio dirvi con questo che durante l’estate quando la temperatura della mia stanza sarà a 28° io avrò una temperatura al suolo di circa 38°-40°, dovrò abbassare o toglie il ramo più vicino alla lampada cosi da evitare che la temperatura percepita in quel punto sia troppo alta. Allontanare la zona banking dalla lampada.
Lampada HID che ha una durata di circa 12 mesi e che andrebbe sostituita trascorso questo tempo cosi che non esaurisca la sua potenza di raggi UVB.
Una cosa molto importante è avere un ottimo gradiente termico: Assicurarsi che il terrario abbia un gradiente termico, ossia un'area più calda e un'area più fresca, consentendo alla lucertola di termoregolarsi spostandosi tra le diverse temperature disponibili nel terrario.
Un controllo termico: Utilizzare termometri affidabili per monitorare attentamente la temperatura nel terrario, sia nel punto caldo che nelle zone più fresche. È importante garantire una temperatura stabile per evitare stress termico agli animali.
Simulare il ciclo giorno-notte regolare, con 10-12 ore di luce al giorno e 10-12 ore di oscurità per fornire un regime di illuminazione naturale. Variando questo fattore in base alla stagione.
LAMPADA UVB.
Lampada UVB che in questo caso per questa specie non può essere una semplice lampada a spirale compatta, necessita invece di una neon UVB che copra e illumini quasi tutto il terrario. Per un terrario da 120 cm è possibile montare anche un 89 cm con riflettore marca Arcadia. Neon T5 di ultima generazione con potenza UVB di 12.0 o 14.0 ideale per il nostro areale. Questo dovrà essere tenuto acceso dalle 12 ore durante l’estate fino alle 8 ore durante il periodo invernale se non decidiamo di far affrontare al nostro esemplare il periodo di riposo invernale.
Il riflettore gioca un ruolo fondamentale nell’illuminazione dei terrari, evita di sprecare i 180°di luce che si disperderebbero verso l’alto, convogliandoli, riflettendoli verso il basso, verso al zona di nostro interesse. Questo vale anche per i raggi UVB.
Neon che andrà poi sostituito ogni 12 mesi.
Possiamo che optare per un kit neon T8 da 90 cm con potenza 10.0 UVB unico accorgimento il terrario non dovrà essere più alto di 40 cm cosi da non perdere la potenza del nostro neon. I T8 da 10.0 come indicato sulla scatola coprono massimo una distanza di 40-45 cm non oltre, Dopo questa distanza la potenza UVB cala drasticamente.
I raggi UVB sono i medesimi che eroga il sole, solo in maniera artificiale, essi servono a far sintetizzare e assimilare al corpo del nostro esemplare tutto ciò che gli forniamo come cibo e integrazione di calcio e multivitaminico con D3.
Sono una componente assolutamente fondamentale per la gestione corretta dei nostri rettili.
ALIMENTAZIONE.
I collaris sono sauri prevalentemente insettivori, non disdegnano anche qualche rettile o piccolo mammifero ogni tanto.
La loro dieta è composta principalmente di prede vive, iniziando al loro vita fino all’anno di vita si nutrono di insetti come: grilli, tarme, camole, blatte (lateralis o dubia) locuste della giusta grandezza e di altri vertebrati invertebrati, diciamo che i nomi sopra citati sono i più comuni e i più usati in allevamento e anche i più reperibili.
Una volta arrivati all’età adulta si nutrono anche di piccoli mammiferi e altri rettili, piccoli topi e o gechi. In natura la dieta è molto varia in ambito di diversità tra i pasti però meno continua.
Il Crotaphitus collari và alimentato in genere quotidianamente, salvo un giorno a settimana di digiuno, dove il suo intestino riposa e scarta tutti i residui dei pasti precedenti.
Le prede dovranno essere inserite in terrario vive, nulla di secco o liofilizzato, niente pasti pronti o insetti in scatola, niente frutta e verdura e niente preparati, solo le buon e scattanti prede vive.
Sarà buona cosa spolverare almeno 2/3 volte a settimana il loro pasto con del calcio puto in povere e una volta ogni 15 giorni per gli esemplari baby e sub-adulti invece con del multivitaminico qualora la dieta non sia abbastanza varia oppure con del semplice calcio+D3.
Mentre per gli adulti il la somministrazione viene fatta 1 volta al mese.
Su alcune schede si legge che utilizzando la luce UV-B possiamo non integrare la dieta con un multivitaminico o calcio+D3, insomma non dando al nostro rettile la componente D3. Questo sulla carta dovrebbe essere corretto, perchè il nostro rettile essendo a contatto, assorbendo i raggi UV-B molto fronti grazie alle luci e al neon UV-B è in grado di creare da solo questo ormone e di sintetizzare e assimilare di conseguenza il calcio.
Tuttavia una dieta poco bilanciata e una vita in cattività non sono tutto questo splendore da questo punto di vista, perciò un integrazione almeno una volta al mese non guasta mai.
La dieta deve essere varia sempre, proporre più tipologie di insetti anche in un unico pasto incentiva il nostro esemplare a cacciare a muoversi e ad alimentarsi, non tutti gli insetti si muovo allo stesso modo e questo ai loro occhi è molto interessante. Dare un insetto morto sarà quindi inutile oltre che potenzialmente dannoso.
Non esiste una dose o un numero di insetti da somministrare esatto bisogna regolarsi a occhio a sentore a esemplare a tutto, man mano che andremo ad alimentare il nostro esemplare capiremmo quanto mangia, quando preferisce mangiare. Regoliamo sempre anche la grandezza degli insetti in base alla grandezza e stazza del nostro esemplare.
Introdurre il pasto nel terrario sarà un gioco da ragazzi, dobbiamo solo tenere in considerazione che questa tipologia di sauro diurno digerisce scaldandosi al sole e quindi alla nostra fonte di calore, ovvero il pasto andrà introdotto almeno 3-4 ore prima che la luce riscaldante si spenga cosi da evitare che il nostro sauro vada a dormire con la pancia ancora piena, potremo cosi facendo creare dei blocchi intestinali dovuti dal cibo non adeguatamente digerito.
Possiamo anche pensare di alimentare più volte al giorno il nostro esemplare, io per esempio faccio cosi, alimento la mia coppia circa 2-3 ore dopo che le luci del terrario si sono accese, controllo che siano in movimento e ben colorati e introduco il primo pasto, aspetto circa 3-4 ore e introduco il secondo pasto, però non tutto provo con qualche preda se vedo che gradiscono allora completo il posto altrimenti mi fermo, non è detto che abbiano sempre fame. Dobbiamo imparare a conoscerli nessuna scheda di allevamento o video vi potrà insegnare questo, ogni esemplare è un pò come dire differente dagli altri, non lo siamo un pò tutti?
Se dovesse capitare per necessità di allungare i giorni di digiuno non sarà un grosso problema, purché non siano più di 2-3 e che il nostro esemplare sia adulto, i sub-adulti e baby ne risentono parecchio, correndo come matti per il terrario alla ricerca di cibo e mordendo qualsiasi cosa si muova, si anche le zampe e coda dei compagni o compagne, fate molta attenzione.
L'OCCHIO PARIETALE.
L'occhio parietale nei rettili, noto anche come terzo occhio o occhio pineale, è una struttura fotosensibile situata sulla parte superiore della testa di molti rettili. Questo organo non è un vero e proprio occhio nel senso tradizionale, ma è sensibile alla luce. Si tratta di una struttura piuttosto primitiva e la sua funzione esatta nei rettili non è ancora stata svelata del tutto.
In molti rettili, l'occhio parietale è ricoperto da una piccola parte traslucida di pelle, permettendo alla luce di penetrare e stimolare le cellule fotosensibili sottostanti. Questo organo ha la funzione di regolare il ritmo circadiano e della percezione della luce, anche se non è chiaro fino a che punto sia coinvolto in tali processi. In alcuni rettili, come i sauri, questo organo può anche essere coinvolto nella termoregolazione. Ovvero esso indica al nostro sauro o rettile la temperatura che esso percepisce, essendo i rettili una specie a sangue freddo e dovendosi termoregolatore, questo sensore indica la temperatura e la direzione da dove essa arriva in concomitanza con la percezione della luce.
Un sensore che indica luce, calore e umidità.
ACQUA.
Leggere acqua in una scheda di allevamento di un sauro desertico e roccioso è strano, però, però loro sono endemici di un areale dove le piogge non mancano, sono minime e rade ma non assenti. Per garantire un equilibrio di liquidi nella dieta e nel corpo dei nostri esemplari è consigliato 2-3 volte a settimana di nebulizzare o versare dell’acqua in piccole zone del terrario. Nebulizzare o bagnare delle rocce o tronchi così da attrarre il collaris a leccare la superficie e le gocce presenti così da idratarsi, in modo semplice possiamo nebulizzare una piccola parte di sfondo o laterale, consiglio la parte fredda, del terrario.
Evitiamo ciotole dell’acqua inutili, si riempirebbero di polvere, sporco, feci di insetto e alzerebbero troppo l’umidità del terrario.
Possiamo usare in alternativa una sorta di pipetta per dare da bere direttamente al nostro esemplare se questo apprezzerà, senza esagerare troppo.
MUTA.
Il cambiamento di pelle è un procedimento normalissimo per tutti gli esseri viventi, sinonimo di crescita e di cambiamento, anche il collaris non è da meno. Ci capiterà in più occasioni di vedere il nostro esemplare più tranquillo, calmo e magri con meno appetito, i suoi colori saranno sbiaditi come slavati, la muta avvera breve. Questi sono i segnali che ci indicano che il nostro amico sta per cambiare la pelle, che cosa dovremo fare noi allora? Nulla lasciarlo tranquillo ed attendere che il processo di muta sia completato, non dovremo in alcun modo intervenire, non dovremo staccare la muta con le mani o pinze, nessun bagno caldo. In quel periodo che può durare anche 2-3 giorni sarà molto tranquillo e calmo si alimenterà molto meno, possiamo provare a fornirli dell’acqua per idratarlo se non dovesse accettarla non dovremo insistere. In questo caso il “lasciarlo stare”, “lasciarlo in pace” è la cosa migliore.
I pezzi di pelle che troveremo in giro per il terrario saranno il segnale che si sta divertendo a staccarsi i pezzi, saltando e strofinandosi contro le decorazioni e rocce. Una volta che vedremo il nostro amico di un colore sgargiante per i i maschi e accentuato per le femmine la muta sarà completata, dovremo solo controllare gli arti, dita e zampe per assicurarci che non abbiano residui di muta, in caso contrario un cotton fioco e dell’acqua tiepida e il nostro aiuto rimuoverà velocemente tutti i residui. Sfregando in maniera delicata le parti di muta faciliteremo la rimozione che potrebbe anche non essere immediata. Teniamo monitorato l’esemplare e in caso di insuccesso ripetiamo la procedura.
La muta risulta secca al tatto, essendo dei sauri desertici la muta avviene con lo scambio termico e la differenza di temperatura che si crea tra giorno e notte. Oltre all’umidità che si forma appunto tra la notte e il giorno, rintanandosi nei buchi nella terra e sotto le rocce si inumidiscono la pelle e questo facilità il processo.
Non nebulizziamo in nessun caso i nostri esemplati per aiutarli con la muta, facciamo solo se necessario.
RIPRODUZIONE.
Premetto che fino ad ora, alla stesura di questa scheda di allevamento io non abbia ancora riprodotto e schiuso nessun esemplare di Crotaphitus Collaris, il paragrafo che riporto è un estratto, derivato dalla lettura di svariate schede di gestione sul web, gran parte in inglese, diciamo tutte, salvo una in italiano e del libro ad esso dedicato, intitolato “Collare Lizards and Leopard Lizards” a North American Family. 2021.
Trovare nozioni anche base o ristrette per questa specie è stato difficile, poche sono le schede che ho trovato e altrettanto poche sono le schede che trattavano la riproduzione in maniera completa, perciò al momento vi lascio quello che ho trovato.
Aggiornerò la scheda alla prima deposizione dei miei esemplari.
In queste foto vediamo i pori femorali del maschio come sono accentuati e nella seconda fotografia il fattore che siano aperti.
Il colore rosa dei pori indica che sono aperti e utilizzati dal nostro esemplare.
Come detto ad inizio scheda i Crotaphitus collaris sono endemici degli Stati Uniti sud-occidentali e del Messico settentrionale.
In questo arale ci sono anche svariate colorazioni di Collari, e più ci spostiamo verso il sud, quindi verso il Messico e più la temperatura sale e più deposizioni le femmine potranno fare in una stagione riproduttiva.
Mi spiego meglio.
Questa specie si riproduce dopo il periodo di bruma invernale, il periodo di accoppiamento comincia tra marzo e aprile e continua fino a giugno.
In questo periodo i machi si colorano e sfoggiano i loro attributi in tema di colori sgargianti, oltre alle scaramucce per la femmina. Una volta colto l’attenzione della femmina comincia la riproduzione, femmina che per indicare la sua propensione all’accoppiamento sfoggia un collare arancio/rosso sul collo simbolo che è in ovulazione.
Una volta che il rapporto si è concluso, dopo circa 15/20 giorni la femmina assumerà una colorazione rossa arancio, a punti e strisce per indicare che è già stata coperta da un maschio e quindi gravida, non sarà più disponibile per l’accoppiamento, visto che sta già creando le uova, queste poi daranno vita a dei bellissimi baby.
Circa 18-21 giorni dopo l’accoppiamento la femmina scavando un buco nel terreno deporrà dalle 6 alle 13 uova, uova che lascerà in dimora per i prossimi 50/60 giorni di incubazione.
Come vi accennavo poc’anzi più ci spostiamo verso il sud e più volte all’anno la femmina potrà deporre in una stagione riproduttiva, questo perchè, le femmine fanno la ritenzione spermatica, conservano lo sperma il seme del maschio e lo utilizzano, dalle 2 alle 3 volte tra aprile e luglio.
Quindi con un unico accoppiamento la femmina portà deporre dalle 18 alle 36 uova in un unica stagione riproduttiva.
Questo è quello che accade in natura, e in cattiva?
Nulla di troppo differente, salvo che al posto della terra e delle rocce per la deposizione noi forniremo alla femmina un luogo accogliente e facile da trovare per la deposizione delle uova.
Una volta finito il periodo invernale di bruma sarà ottima cosa alimentare per bene i nostri esemplari per i primi 15/20 giorni prima che cominci la stagione riproduttiva, alimentare molto bene la femmina eviterà di farla deperire in maniera importante durante la deposizione.
I nostri esemplari dovranno essere sani e ben allevati, del giusto peso e della giusta età.
La maturità sessuale e la piena maturità fisica nella lucertola dal collare (Crotaphytus collaris) di solito si raggiungono entro i 9-12 mesi di vita, anche se ciò può variare leggermente a seconda delle condizioni ambientali e delle risorse disponibili. A questa età, gli individui sono considerati adulti e sono in grado di riprodursi. Il peso di un esemplare adulto è di circa 40/70 grammi.
In queste foto invece vediamo la femmina, i pori femorali sono presenti ma molto meno accentuati e nella seconda foto si nota come invece siano chiusi o tappati a differenza del maschio.
Il colore grigio dei pori indica che sono chiusi e non utilizzati.
Una volta che si saranno accoppiati i nostri esemplari noi dovremmo alimentare molto bene la femmina per evitare che deperisca durante la gravidanza, femmina che diventerà rosa/rossa, indicando al maschio di non essere più propensa all’accoppiamento. Di conseguenza dovremmo tenere monitorato il maschio controllando che non infastidisca troppo la femmina, in quel caso sarà un ottima cosa separare la coppia, spostare il maschio in terrario provvisorio. Mentre per la femmina sarà ora di preparare uno spazio per la deposizione delle uova, un contenitore, stile tapperware, abbastanza ampio, senza coperchio, contenente della fibra di cocco mista a sabbia fine, il tutto appena umido, cosi da facilitarle lo scavo e la deposizione.
Trascorsi i 30 giorni la femmina sarà già aumentata di volume, il suo addome sarà gonfio, gonfio delle uova che a breve deporrà. Una volta deposte potremo recuperarle stando attenti a non ruotarle, la pratica dello “spelare le uova” ovvero controllare l’embrione interno viene fatto con tutte le uova. Utilizzando anche la torcia del cellulare e appoggiando l’uovo sulla luce possiamo vedere l’embrione appena formato e i vasi capillari che lo collegano alla strato interno dell’uovo. L’embrione deve sempre restare in alto. Molti segano le uova con una matita o un pennarello, per identificare dove è l’embrione, fate solo attenzione a non danneggiare l’uovo mentre lo fate.
Prepariamo un vaschetta bella ampia, dovrà ospitare un pò di uova, vaschetta riempita da vermiculite e acqua in rapporto 1:1, facciamo dei solchi con le dita e posiamo con cautela le uova negli alloggiamenti appena creati, chiudiamo la nostra scatola con il coperchio e mettiamoli a dimora nella nostra incubatrice, tarata dai 28°-32° per 50/70 giorni.
Trascorso questo periodo cominceremo a vedere dei piccoli dinosauri muoversi nella nostra vaschetta. In circa 1/3 giorni tutte le uova si saranno schiuse, almeno quelle la qui evoluzione è andata a buon fine, adesso ci sarà da divertirci. I piccoli emergono dalla terra dopo circa 2-3 giorni dalla nascita
I piccoli vanno gestiti a piccoli gruppi, massimo 3 esemplari per gruppo e in terrari o vasche separati, ogni terrario o vasca deve misurare all’incirca 80x50x50 con annesse luce riscaldante e luce UV-B. Trascorsi 2/3 giorni fuori dall’uovo e posti nei terrari di partenza potremo alimentare i nostri esemplari con grilli small, piccole lateralis e piccole dubia e volendo anche piccoli di tenerbio monitor, stando attenti a non esagerare troppo, perché molto chitinosi, dando anche ai piccoli un integrazione di acqua giornalmente, i baby sono molto più fragili e dobbiamo fare più attenzione.
Se notiamo un esemplare più irruente e prepotente, oppure viceversa più timido, più schivo e che mangia meno sarà nostro compito separarlo e allevarlo da solo al meglio.
Facciamo molta attenzione alle dita della zampe e alla punta della coda, sono i primi arti a risentirne sulla lotta al territorio e sul cibo.
Trascorsi i primi 4/5 mesi i nostri beby saranno bene cresciti e porti per cambiare casa ed essere ceduti, sempre e solo se nelle migliori condizioni fisiche, di lunghezza/peso.
Il tempo di gestazione della femmina, ovvero il periodo che intercorre tra l’accoppiamento e la deposizione varia anche in base a l’opportunità del nostro esemplare di fare basking e di riscaldarsi, più questo viene favorito e minore sarà il tempo di gestazione.
Un comportamento molto particolare della femme è quello di vegliare sulle uova per le prime 24-48 ore dopo la deposizione, una mamma premurosa verso i predatori e pericoli rivolti ai propri piccoli.
CONCLUSIONE.
Sono una specie molto interessante su diversi punti di vista, veloci attivi colorati e davvero divertenti e interessanti da allevare e da gestire. Come avrete letto dalla scheda non sono una specie da sottovalutare, prima di tutto per la grandezza del terrario e per tutto ciò che gli ruota attorno come lampade e decorazioni, gestione e alimentazione. Dire che non sono indicati per i neofiti è una frase che reputo sbagliate in principio, con una scheda di allevamento ben scritta, un riferimento come una persona che li alleva ed è in gradi di colmare le lacune o dubbi di un novizio nulla è impossibile, se si vuole imparare e ci si mette d’impegno. Non sono una specie economica, tra terrario, luci, allestimento e esemplari si parla di una coppia il costo totale almeno al momento si aggira attorno ai 1000,00/1200,00 euro ribadisco sauri compresi.
Questa scheda verrà aggiornata nel momento in qui mi rendessi conto che un fattore importante o un parametro fondamentale non è corretto o poco chiaro, fino a quel moneto buon allevamento a tutti.
Spero che anche questa guida vi torni utile per gestire e allevare al meglio il o i vostri esemplari di Crotaphitus collaris.
Vi lascio anche il link del mio video dedicato alla scheda di gestione di questa specie!!
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